"A Venezia niente nozze coi fichi secchi: la scelta delle opere sarà sempre più selettiva per dare spazio a chi veramente lo merita". Dalla Berlinale arrivano incisive le dichiarazioni del direttore artistico della Mostra Marco Müller, fresco di rinomina per il prossimo quadriennio. "Entro la metà di marzo ufficializzeremo la nuova squadra di selezionatori e da allora potremo già iniziare ad invitare alcuni film", continua Müller, che ufficiosamente lascia intendere la conferma delle voci sull’entrata in Commssione di Marie-Pierre Duhamel e Violetta Bellocchio. Anche sulla tipologia di proposte della 65ma Mostra, il direttore non nasconde che "ci sarà un’altissima presenza di lavori anglo-americani ma - grazie al lungo sciopero degli sceneggiatori che ha ritardato alcune produzioni delle major - saranno finalmente quelli che vogliamo veramente: i veri indipendenti". Quanto ai film italiani Müller ribadisce che "dipende dalle annate. Di certo saranno una decina sui circa 60 totali del programma e non lasceranno da parte quegli autori che hanno esordito grazie alla Mostra". Sulle linee di condotta più in generale delle prossime edizioni della kermesse veneziana - "che dovrà diventare sempre più il riferimento cinematografico nell’ambito della Biennale" - il direttore specifica che seguiranno "la continuità di quanto fatto finora ma con una forte razionalizzazione e ottimizzazione delle esperienze precendenti. In particolare aumenterà la commistione tra il cinema in senso stretto e le altre arti visive, con l’invito in giuria di artisti e intellettuali extra-settore come Francesco Vezzoli e Martina Abrahamovic. Ed inoltre - continua il direttore - la Mostra dovrà insistere sulla propria visibilità mediatica del tutto specifica: vale a dire non a rimorchio di strategie promozionali decise altrove, ma anzi, diventare un luogo che metta in risalto i valori culturali ma anche di mercato di prodotti non commerciali".
In linea con questo intento è l'ipotesi di una distribuzione alternativa per i film di Berlino, Cannes e Venezia che non sono mai arrivati in sala. "Almeno metà delle opere prese dai tre festival - spiega ancora Muller, commentando l'iniziativa sollecitata da una cordata di venditori internazionali - non vengono vendute alle distribuzioni locali. L’idea è quella di creare una fondazione che se ne occupi, ma le modalità sono ancora in fase di studio. Ormai è però tempo che in questa direzione si muova davvero qualcosa: bisogna attivare il mercato, perché la qualità dei festival non resti invisibile. Questo servirebbe inoltre a dare respiro economico ai produttori indipendenti, che per portare i propri film ai grandi festival, investono almeno 70/80 mila euro". In proposito, il direttore della Mostra del Cinema sottolinea infatti le crescenti difficoltà, che produttori e organi promozionali incontrano, nel ritagliarsi uno spazio nei mercati internazionali: "La crisi è tangibile. Andare ai mercati deve essere funzionale veramente. Per questo sono sufficienti - almeno in Europa - il Marché di Cannes e dell’EFM di Berlino. Venezia non ha bisogno di un suo mercato, perché la sua funzione non è di promozionare l’esistente cinematografico ma di radiografare quanto c’è di nuovo".
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